DOPO TRUMP COSA POTRA’ SUCCEDERE AI MERCATI FINANZIARI?

Dopo la sorpresa Brexit  ecco arrivare quella di Trump come nuovo Presidente degli Stati Uniti.

Tradizionalmente gli americani sono repubblicani e conservatori, il voto per Trump ha una connotazione populista e arriva da un malcontento della classe media che si è vista comprimere margini e opportunità nel corso di questi ultimi otto anni di crisi e di mandato democratico.

Prima di poter definire gli scenari finanziari i in seguito a questa svolta politica del paese dall’economia più importante al mondo, dobbiamo attendere l’ingresso effettivo del nuovo Presidente, che avverrà nel prossimo mese di gennaio e capire come intenderà mantenere le promesse elettorali.

Intanto,  quali potrebbero essere le aree  maggiormente interessate dai cambiamenti?

In senso ampio si può dire che Trump è favorevole alla crescita dell’economia, che intende supportare con tagli di tasse e incrementi di spesa pubblica specie verso le infrastrutture. Trump non esiterà ad  incrementare il debito pubblico quando sarà necessario.

Trump eredita un’economia sana, che cresce costantemente e che presenta un livello di massima occupazione (4,9% è considerata una disoccupazione di base).

In questa fase le azioni americane sono sicuramente le favorite sia dall’andamento dei fondamentali, sia dalle intenzioni del presidente neo eletto.

Nella prossima riunione della Banca Centrale americana (Fed), molto probabilmente verrà effettuato l’incremento di tasso dello 0,25%, rimandato da tanti trimestri.

I mercati obbligazionari governativi sono di conseguenza destinati a soffrire.

I mercati azionari, invece, si sgraveranno del peso di una decisione rimandata da cosi tanto tempo, che è una dichiarazione implicita della salute dell’economia statunitense.

La politica sull’immigrazione avrà un impatto emotivo che procurerà volatilità.

Anche La volontà di ridisegnare i rapporti commerciali internazionali, specie quelli con la Cina, saranno eventi che procureranno incertezza sui mercati finanziari. Realisticamente si pensa che saranno trattati in maniera meno rigida rispetto a quanto dichiarato in campagna elettorale.  Il motivo principale, specie verso la Cina, risiede nel fatto che si tratta del paese che finanzia la maggior parte dell’attuale debito americano. Oltre a questo, anche per il fatto che l’espansione economica avrà bisogno di  un aumento di debito pubblico, perciò servono acquirenti con grandi risorse come la Cina.

Per quello che riguarda l’Europa, l’elezione di Trump può avere un risvolto populista per tutti quegli eventi di voto che ci saranno da adesso fino a tutto il 2017.

L’azionario europeo gode di ottimi fondamentali, ma soffre di una volatilità indotta dalle incertezze elettorali, che si sommano a quelle innescate dal sistema bancario che ancora non ha trovato una sua chiarezza.  Nonostante questo, le incertezze non stanno penalizzando la crescita economica europea che sta proseguendo positivamente.

Il dollaro americano dovrebbe aver raggiunto il suo obiettivo (1,07 – 1,05) proprio in vista del rialzo dei tassi previsto a dicembre. Non si pensa che il dollaro possa recuperare molto altro terreno perché questo penalizzerebbe troppo le esportazioni.

In questo scenario di dollaro discretamente stabile e di prezzi di materie prime che hanno visto una normalizzazione anche in seguito agli accordi del mese scorso in Algeria relativi al petrolio, i mercati emergenti dovrebbero risultare più forti. Certamente ci sono ancora molti squilibri nelle loro bilance commerciali, però è molto positivo che la Cina confermi di avere una crescita  di oltre il 6%,  tutto ciò darà un buon sostegno alle economie dell’area asiatica. Per quello che riguarda il Sud America la situazione è ancora molto instabile.

Conclusioni:

La volatilità rimarrà un tema ancora attuale, almeno fino a quando il nuovo Presidente non inizierà il suo mandato e si vedrà concretamente come intende  sviluppare  i temi principali di: crescita/inflazione/debito/ accordi internazionali.

L’azionario rimane favorito, come tutte le obbligazioni più speculative, mantenendo il giusto orizzonte temporale che non è inferiore a 5 anni.

Il consiglio di utilizzare strumenti bilanciati e flessibili con un obiettivo di rischio specifico è sempre attuale.

L’azionario direzionale è decisamente molto più volatile e può creare molte più perdite mentre si sviluppa l’orizzonte temporale idoneo.

Inoltre nei fondi flessibili, la parte di azionario viene diversificata e scelta sia in modo tattico che strategico e i mercati emergenti, ancora molto rischiosi, vengono selezionati accuratamente e inseriti nel portafoglio flessibile tenendo costantemente sotto controllo il rischio prescelto.

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